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Vincenzo Fazzari unisce in sé umiltà e grandezza. Umiltà nella vita, grandezza nell’arte. Se ti aggiri per le numerose chiese di Tropea e dei casali, o sosti in preghiera nelle normanne navate della cattedrale di fronte alla bruna Vergine di Romania, sentirai la musica e un canto che aleggiano nell’aria e ti prendono, ancor oggi, il cuore: è la musica suonata all’organo e il canto baritono di Vincenzo Fazzari. Umile figlio del popolo, suo padre era calzolaio, ha vissuto sempre con dignità e distacco dai rumori frastornanti della vita cittadina preso dal suo lavoro di imbianchino e dalla sua arte canora e musicale. Fin dal 1942 maestro di cappella della cattedrale di Tropea, con innato il senso dell’arte e della musica, autodidatta, si formò alla scuola del conte Antonino Scrugli e del maestro di musica Francesco Teodoro. A soli dieci anni fece parte della banda con posto in prima fila sul paco fisso di piazza Ercole, apprese l’arte della composizione (ha trascritto, infatti, su rigo musicale l’opera dialettale “Cu ha perzu figghi” riuscendo ad evidenziare e ad esaltare la sacralità del canto popolare), si specializzò in vari strumenti: il Corno mi bemolle e il Tricorno soprano, ma soprattutto imparò a padroneggiare uno strumento difficile e complicato come l’organo. Amico del grande compositore don Giosuè Macrì, fu organista di pregio unendo nell’esecuzione dei sacri brani naturalezza e passione. Il timbro della sua voce, forte e maschia, risuonò a lungo in tutte le chiese tropeane durante le feste e nelle novene di cui aveva “l’esclusiva” allietando col suo canto le sacre funzioni a onore e gloria di Nostro Signore. Vice maestro nella banda fondata dal maestro Antonio Sirignano, vive appartato, con modestia e con religioso senso della vita. |
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